Ni una menos

  • 8 giugno, 2015

L’11 aprile di quest’anno gli Argentini hanno riempito le strade di Buenos Aires come da molto tempo non si vedeva. Non per la partita della nazionale di calcio, ma per una ragazza, che ora non c’è più. Le è stata tolta la vita dal suo ragazzo, appena sedicenne, perché Chiara, questo il nome di lei, gli aveva rivelato di essere incinta. Dopo essere stata brutalmente uccisa il suo corpo è stato seppellito in giardino con la complicità dei genitori di lui.

Sono bastate poche ore, dopo la diffusione della notizia, per far nascere il movimento “Ni una menos”.  la piazza della Camera era talmente gremita che risultava difficile entrarci. C’erano donne, per la maggior parte, ma anche migliaia di uomini di tutte le età e classi sociali, alcuni con i bambini in braccio o per mano, sostenitori della presidente Cristina Kirchner e militanti di sinistra, sindacati, collettivi di studenti, impiegati che sono usciti in anticipo dall’ufficio pur di non mancare alla marcia.

Il tam tam in rete e la partecipazione in prima persona della popolazione ha fatto breccia in tutti i settori, compresa la politica, a cui viene chiesto, in tempi brevi, un intervento dal punto di vista legislativo per arginare un fenomeno che ha i numeri di una guerra. Dal 2008 sono 1.800 le donne che hanno perso la vita per mano del loro amante, fidanzato, ex marito o familiare. Ma non si tratta di un dato ufficiale, nessuna istituzione tiene il conto di queste morti: sono le donne della Ong ‘La casa del encuentro’ che ogni giorno leggono 120 giornali nazionali e locali per tenere aggiornata la lista. Ovviamente, molte vittime ne restano fuori.

fonte: Internazionale

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