Femminicidio, nuovi dati: 81 donne uccise in Italia in sei mesi

  • 11 luglio, 2013

Sono stati diffusi in questi giorni i nuovi dati del rapporto Eures-ANSA sull’omicidio volontario in Italia, che descrivono il fenomeno del femminicidio: nei primi sei mesi del 2013 sono state uccise in Italia 81 donne, di cui il 75% nel contesto familiare o affettivo. Tra il 2000 ed il 2012 si contano complessivamente in Italia 2.200 donne vittime di omicidio, pari ad una media di 171 all’anno, una ogni due giorni. L’Italia, secondo il rapporto, è comunque tra i Paesi meno esposti in Europa a questa tipologia di delitto. È la Germania (con 350 vittime donne nel 2009, pari al 49,6% delle 706 vittime di omicidio totali e un indice di rischio pari a 0,8 per 100 mila donne residenti) a detenere il primato negativo, seguita dalla Francia (288 vittime, pari al 34,3% e un indice pari a 0,9) e dal Regno Unito (245, pari al 33,9% e un indice pari a 0,8).

Dal rapporto emergono anche dati inquietanti sulla violenza di genere: ogni giorno in Italia viene colpita da atti di violenza di genere (fisica, verbale e psicologica) una donna ogni 12 secondi. Nell’ultimo anno con dati disponibili (il 2010) si sono contati oltre 105mila reati di genere, pari ad oltre 290 al giorno.  Più in dettaglio, ogni giorno 95 donne denunciano di aver subito minacce e 87 di aver subito ingiurie; 64 donne al giorno sono vittime di lesioni dolose, 19 di percosse, 14 di stalking, 10 di violenze sessuali. «Se da un lato emerge che negli ultimi anni possiamo riscontrare una sorta di stabilizzazione del numero dei casi di omicidio  – ha scritto il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, in un nota letta alla presentazione del rapporto – dall’altro, purtroppo, viene tristemente confermato un forte aumento degli omicidi nel contesto familiare, soprattutto di quelli in cui vittime sono le donne».  «Per combattere questo terribile fenomeno – ha aggiunto Cancellieri – ritengo fondamentale valutare e studiare le concrete modalità in cui esso si esplica, assieme ai meccanismi sociali e ai modelli relazionali ala base del nucleo familiare».   «Sono convinta, infatti – ha concluso il ministro – che una delle principali risposte che le istituzioni devono dare sia proprio sul piano culturale e che il fronte sul quale si debba agire con più forza sia soprattutto quello della prevenzione e del sostegno alle vittime».

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